La Tenuta occupa il versante meridionale del rilievo del Parco dei Monaci, un antico terrazzamento marino. Il sottile strato di terra, che poggia sulla pietra calcarea, risulta ben equilibrato: calcareo di medio impasto. Le vigne hanno sesto di impianto fitto, per garantire competizione tra le piante, con i ceppi ad un metro e file ravvicinate: un impianto ad alta densità da 4.000 ceppi per ettaro.

Le vigne sono allevate a cordone speronato, con tralcio a 70cm e potatura corta con bassa carica gemmaria. Tutte le pratiche colturali sono volte al rispetto dell’ambiente, con concimazioni organiche e spandimento agronomico dei residui di potatura e di vinificazione. Tralci e vinacce sono restituiti al suolo per conservarne la fertilità e prevenirne la stanchezza nel tempo. A fine inverno vengono distribuiti a turno letame e guano. La difesa della vite è condotta col metodo della agricoltura biologica.
 

VIGNA DEI MONACI – IL PRIMITIVO

A monte della Tenuta ed ai piedi della Grancia storica del Parco dei Monaci, si estende la Vigna dei Monaci. Quasi tre ettari e undicimila piante ci regalano ogni anno 10-12.000 bottiglie di Primitivo di Matera DOC. Vinificato in purezza, sia in rosso (Monacello) che in rosato (Rosapersempre), questo vitigno si esprime al meglio grazie al terreno poco profondo ed alla pendenza importante che garantisce un drenaggio ottimale. La esposizione in pieno sud, con i filari disposti a ritocchino da nord, assicura sempre una forte luminosità.
 
Questo impianto rimanda ai giorni gloriosi del potente complesso fortificato del XI secolo che lo sovrasta. Qui infatti, in epoca passata, i Monaci basiliani dell’Abbazia di Montescaglioso avevano tenuto il loro vigneto. Alla fine del 1700, Don Filippo Indellicati (Primicerio in Gioia del Colle) isolò un tipo di uva che maturava prima delle altre e le attribuì il nome di Primitivo. Per i pregi qualitativi quel vitigno si diffuse ben presto su tutto l’altopiano Murgico, in particolare tra gli ordini monastici da sempre dediti alla viticultura.
 

VIGNA DEL PARCO – CABERNET E MERLOT

A valle della Tenuta, nel fazzoletto di terra che chiude il terrazzamento del Parco dei Monaci verso il territorio del Parco della Murgia Materana, è impiantata la Vigna del Parco. Poco più di due ettari producono ogni anno 8-10.000 bottiglie di Moro di Matera DOC: vino da Cabernet Sauvignon e Merlot con taglio autoctono a base di Primitivo (Spaccasassi). I vitigni internazionali hanno trovato un terroir ottimale grazie al terreno sciolto e calcareo ed alla continua esposizione ai venti: scirocco di giorno che spira dal mare, tramontana di notte che scende dall’altopiano. Questa alternanza assicura una forte escursione termica giorno-notte con ripercussioni favorevoli sulla qualità delle uve.

Nel 1265 Carlo D’Angiò, fratello del re di Francia, accolse l’offerta di insediarsi nel regno di Napoli rivoltagli da Papa Urbano IV, spaventato dalle mire espansionistiche dei Ghibellini. Nel 1266, battendo a Benevento Manfredi di Svevia, salì sul trono di Napoli col titolo di Carlo I d’Angiò.
 
Gli Angioini di Napoli (1266-1442), ed in particolare la dissoluta Giovanna succeduta a Carlo I, importarono nel regno molti usi e costumi francesi. Alcuni autori riferiscono che, in questo periodo, emissari reali selezionarono zone vocate per l’impianto di vitigni francesi, destinati a produrre i vini per la corte di Napoli.

Alla fine del 1800, dopo la distruzione di gran parte delle vigne d’Europa da parte dell’insetto della fillossera venuto dall’America, furono posate le basi della viticultura moderna con la selezione di varietà resistenti. In quell’epoca piante di Cabernet Sauvignon e Merlot vennero isolate nella regione francese del Bordeaux. Queste varietà di spiccato pregio si diffusero ben presto in tutta la penisola italiana e, data la loro presenza storica nell’agro di Matera, esse sono oggi alla base di un disciplinare di produzione della DOC “Matera”.